Siamo Redimec, una società specializzata in servizi di traduzione e interpretariato in tutte le lingue. Spesso ci vengono richieste traduzioni giurate e asseverate da cittadini di origine straniera che necessitano di documenti, attestati e certificati in lingua italiana.

Nei mesi scorsi abbiamo assistito un cliente speciale. L’incontro con lui non si è esaurito in un semplice rapporto lavorativo. La sua richiesta di traduzione e assistenza nell’ottenimento di documenti istituzionali ci ha fatto toccare con mano una ferita profonda non solo della sua vita, ma di un intero popolo.

Abbiamo così deciso di aiutarlo, pubblicando sui nostri social network e proponendo ad alcune testate giornalistiche la lettera che lui stesso ci ha fatto pervenire, nella speranza che il suo appello aperto a tutti possa trovare una risposta risolutiva.

Mi chiamo Khan Aimal e sono padre di cinque figli, due vivono con me e mia moglie a Magenta, tre con la nonna paterna a Kabul. Ho avanzato diverse richieste di ricongiungimento familiare, ma purtroppo non sono state accettate: la nostra abitazione ha qualche metro quadro in meno rispetto a quelli previsti dalla legge, che richiede una metratura molto elevata per famiglie numerose come la nostra. Stiamo cercando un nuovo appartamento, ma al momento la guerra ha bloccato ogni nostro progetto, spostando esigenze e priorità. Come spesso succede, la burocrazia ha prevalso sulle esigenze reali, le ha schiacciate e vanificate. In un mondo di carte, timbri e permessi (negati), il diritto di godere di un congruo spazio abitativo è paradossalmente più vincolante del diritto alla pace, alla tranquillità e alla protezione. In terra afghana, Abdul, Sohaila e la piccola Aisha sono quotidianamente esposti ai rischi della violenza talebana, del tutto incurante dei diritti di donne e bambini. In questo terribile momento, la possibilità di ricongiungersi a noi rappresenta per i miei figli l’unico appiglio alla sopravvivenza.

Vi chiedo un aiuto, non economico, ma umano: se conoscete, tramite associazioni o contatti personali, un modo per aiutarci, scrivetemi a questo indirizzo: aimaldidar@gmail.com.

Non è mia intenzione aggirare leggi o regolamenti e capisco pienamente le difficoltà che incontrano le istituzioni, cui va il mio ringraziamento per l’incredibile lavoro svolto nel nostro paese. Con questa lettera, però, voglio rivolgermi a tutti, per non lasciare nulla di intentato.

Io e la mia famiglia siamo disponibili a raggiungere qualsiasi ambasciata italiana al di fuori dell’Afghanistan, dove potremmo far arrivare i nostri bambini per portarli finalmente con noi in Italia.

Vi sono grato per la vostra attenzione e per la sensibilità che certamente mi dimostrerete.

KHAN AIMAL

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